Maresciallo che perse il grado per aver denunciato suicidi nell’esercito, ha vinto al Tar: «Vale la libertà di espressione»
Era stato sanzionato con la «perdita del grado per rimozione» dopo aver promosso una campagna mediatica per denunciare i tanti «casi di suicidio nel comparto della Difesa»
Anche per i militari può valere il diritto «alla manifestazione del pensiero tutelato dall’articolo 21 della costituzione». È quanto si ricava da una sentenza con cui il Tar del Piemonte ha dato ragione un maresciallo delle forze armate, Carlo Chiariglione, confermando di fatto la sentenza del Tar piemontese. Un caso che torna di attualità nei giorni del dibattito sul libro autopubblicato dal generale Roberto Vannacci
Il provvedimento dei giudici subalpini è stato confermato il 6
giugno 2023 dal Consiglio di Stato, che ha respinto l’appello del Ministero della Difesa, ribadendo insieme una serie di principi che devono regolare la materia. Il maresciallo, in servizio a Cuneo, nella veste di presidente dell’associazione Assomilitari (riconosciuta dalla Difesa), aveva diffuso con una campagna mediatica la tesi che molti suicidi nelle Forze Armate erano da ricondurre a comportamenti vessatori da parte dei superiori. Quando scrisse alla Presidenza della Repubblica scattarono procedimento disciplinare e denuncia penale.
Iltribunale militare di Veronatrasmise le carte alla giustizia ordinaria, e iltribunale di Cuneoarchiviò l’accusa di «diffusione di notizie esagerate e tendenziose». Il Tar, preso atto delle «note commendevoli» nella carriera del maresciallo, si è detto del parere che le sue affermazioni sono«espressione del diritto di manifestazione del pensiero tutelato dall’articolo 21della Costituzione e dall’articolo 1472 dell’ordinamento militare» perché sono «del tutto esterne a fatti strettamente di servizio» e si riferiscono a «rilievi di manifestazioni contrarie al benessere del personale militare che deve essere assicurato».
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