Indagine alla caserma di Corvara, il maresciallo resta al suo posto
La sua posizione al vaglio anche della procura militare dopo le accuse di insulti e minacce da parte di tre militari. Prelevati video e materiale utile. L’avvocata: «Chi ha denunciato ora va tutelato» (il centro Tempesti di Corvara, foto Asp/GNews)
BOLZANO. A inizio novembre la Guardia di finanza ha eseguito una perquisizione a sorpresa nella base logistica e nel centro di addestramento “Tempesti” a Corvara. Hanno perlustrato ogni cassetto, ogni angolo di quella che – stando alle denunce di tre militari – era stata trasformata in una sorta di reggia privata dal maresciallo a cui, nel 2021, era stato affidato il comando: dalla sala massaggi privata ai lavori da manovali affidati ai sottoposti, dalla birra senza scontrino alla reperibilità parallela.
I finanzieri hanno sequestrato carte e materiale utile all’indagine, che al momento si sta svolgendo su due binari: a livello penale, da parte della Procura, che avrebbe aperto un fascicolo. I reati ipotizzati sono corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio e frode nelle pubbliche forniture.
Fari accesi anche da parte della Procura militare, che starebbe valutando, a livello disciplinare, la posizione del maresciallo dopo le accuse di insulti e minacce. «Se non ti sta bene, quella è la porta», oppure «se io sono maresciallo è perché sono più intelligente di voi, tu rimani sempre un inferiore», si legge nella querela. In tema di reati militari, se confermato, si tratterebbe di reato di abuso di autorità mediante ingiurie nei confronti di inferiori di grado.
Il sottufficiale – S.B. le sue iniziali – al momento non si tocca, fanno sapere fonti interne all’Esercito. «La situazione rimane la medesima, tutti sono ancora al loro posto, compresi i miei assistiti, che vanno tutelati dopo aver giustamente preso posizione su una questione non più sostenibile. Attendiamo provvedimenti, qualora venisse tutto accertato», aggiunge l’avvocata Mariapaola Marro, che difende i militari. Tra i tanti oggetti ispezionati dagli inquirenti, anche la spillatrice di birra all’interno della struttura militare. Pare fosse gestita dal comandante, il quale acquistava i fusti a titolo privato da una ditta della zona. Il racconto: ogni boccale costa 5 euro e il denaro viene messo in una busta gialla da cui poi il sottufficiale preleva le somme necessarie all’acquisto di altri fusti. «La spillatrice c’è, ma sarà compito della Procura accertare se i pagamenti fossero in nero e senza scontrino», sottolinea ancora la legale.
E poi ci sono i filmati delle telecamere di sicurezza, che verranno sequestrati e analizzati. Quattro di questi sistemi, secondo chi lo accusa, sarebbero stati installati dal maresciallo stesso «senza autorizzazione e senza alcun cartello che segnala le aree con videosorveglianza». Prelevare decine di video significa capire se effettivamente il comandante ha trasformato la sala Fisi all’interno del Villaggio Alpino, originariamente costruita per ospitare gli atleti, in una sala massaggi «adibita a suo esclusivo utilizzo». A fare i massaggi al sottufficiale sarebbe stata costretta, ovviamente contro la sua volontà, una soldatessa che era chiamata ad eseguirli durante le ore di servizio. Interpellata sulla vicenda, l’associazione sindacale professionale “S.I.A.M.O”, costituita per rappresentare il personale in servizio dell’Esercito, non intende pronunciarsi.
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