Il Molino Mirandolo ospiterà la staffetta di Assomilitari nella prima tappa del viaggio verso Roma
Evento commemorativo “A cavallo per l’Italia” 1861 2021 160° anniversario Unità d’Italia
I^ Tappa 24 maggio
https://www.assomilitari.it/a-cavallo-da-torino-a-roma/
Per la prima tappa del viaggio la staffetta garibaldina di Assomilitari godrà dell’ospitalità del Molino Mirandolo della Azienda Agricola Pescarolo, grazie alla gentile concessione del Dott. Fulvio Pescarolo.
Per questa ospitalità ringraziamo il Sindaco di Robbio Dott. Roberto Francese per il suo interessamento e ancora la Riso Gallo per la vicinanza dimostrata.
Continuiamo a ricevere supporto e collaborazione da persone che hanno fatto dell’amore per la terra e le proprie radici, un punto di forza nella loro vita.
Grazie
Dal sito http://www.fulviopescarolo.it/index.php
Cenni Storici
A fianco dell’ormai distrutto vecchio mulino, nell’orto dell’antico podere, sulle sponde della roggia Crotta, a Redobium, (ora ROBBIO), ai margini della via Francigena (ora strada per Mortara) nella Cascina “Molino Miradolo”
Qui il tempo è tornato al 2000 a.c.: viti e aceri, legati tra loro a formare quello che i Romani avrebbero chiamato “Arbustum Gallicum”, producono ancora la bevanda che allietava le feste rurali dei Celti.
Dal vigneto, a piedi, si raggiunge il presente percorrendo il sentiero dell’esperienza: una serie di attività, appositamente studiate, coinvolgono i visitatori con tutti i loro sensi. Il toccare con mano o l’annusare diventano così un’occasione di stupore, grazie al quale le conoscenze vengono fissate indelebilmente nella memoria.
Nelle serre sguardo e olfatto saranno investiti dai colori dei fiori e dagli aromi delle erbe officinali autoctone. I sapori delle verdure di stagione, o della frutta raccolta dagli alberi, completeranno così, idealmente, il panorama sensoriale.
Impossibile passare in lomellina senza sostare al “Molino Miradolo” ormai famosa meta di chi, in un clima famigliare e amichevole, senza formalità, ha voglia di conoscere questa terra che ha fatto del lavoro e sacrifici il proprio vessillo. Campi di mais e di grano, immensi specchi delle risaie contornati , da fossi, rogge, cavi, canali, strade sterrate e filari di pioppi ondeggianti al vento che filtrano i raggi del sole. I nostri piatti rispecchiano e interpretano proprio questo . Fatti con amore e pazienza,per esaltare i nostri prodotti, cresciuti da chi, in essi, ha le proprie radici e la voglia di trasmettere agli amici ospiti l‘emozione che può suscitare la conoscenza di questo artificiale territorio, strappato alle paludi.
Solo per chi ci è nato , vissuto, per chi l’ha amato o odiato per chi ci ha visto morire i nonni e nascere i figli è data la facolta’ di esprimerlo e raccontarlo , e anche interpretarlo nella sua gastronomia. I prodotti di produzione nostra o di nostri amici assolutamente sicuri e fidati sono preparati in ricette semplici tradizionali dalla mitica Paola che è anche lieta di dare ampie spiegazioni , a chi desidera ascoltare.
Gaia sarà lieta di spiegarvi i processi di produzione di salumi, vino lomellino, vino storico. Vi mostrerà in oltre le tecniche dei nostri avi per la conservazione, per la trasformazione e per il processo del “ nulla va sprecato” a cui vengono sottoposti i nostri prodotti.
Un esempio in breve:
La coltivazione dell’uva nel vigneto davanti casa e il recupero dell’erba e dei tralci di sfalcio per gli animali. Infatti in mezzo allo stesso vigneto cresce il tarassaco che nel periodo primaverile è ottimo per insalate e molte altre ricette (vedi capperi di tarassaco). Dopo aver pigiato l’uva e usato il mosto per fare un’ottima “pulenta e vin”, si usano le raspe ormai torchiate per conservare tutte le verdure rimaste acerbe nell’orto (le quali risultano come sott’aceto, ma con un sapore molto più aromatizzato), possono resistere così conservate diversi anni, quando si tolgono peperoni, cavolfiori, cardi dalle vinacce, le stesse vengono ancora riutilizzate come ottimo fertilizzante, con le bottiglie di vino inacidite, depositate con la “ madre” si fa un ottimo aceto. E questo è solo un piccolo accenno…Cosa non facevano i nostri vecchi per poter campare..! E se sapessero che adesso i loro piatti sono un lusso!? Cosa direbbe “mè nònu Ambròs”?
0 commenti