Carabiniere suicida, allarme della psicologa: i militari non possono dire che stanno male
06/05/2018
Maria Grazia Santucci: non bisogna togliere loro lo stipendio in caso di sospensione
NAPOLI. «Purtroppo la situazione è sempre la stessa: gli uomini non reggono più la pressione. Il militare che si è tolto la vita forse aveva i genitori anziani e si è trovato in una condizione di pressione psicologica, probabilmente ha compreso che il recipiente era oramai colmo ed ha pensato in cuor suo che l’omicidio fosse l’unico modo per preservare la sua la famiglia». È l’analisi che fa la psicologa Maria Grazia Santucci (nella foto), psicoterapeuta della famiglia, criminologo ed esperta in psicologia dell’emergenza. «Lui forse non vedeva via d’uscita, in una situazione forse con gravi problemi economici, e sempre assurdo dirlo, ma l’unica via era quella di ammazzare tutti». Non si può affermare con certezza che era sotto depressione in quanto non ve n’è certezza ma «probabilmente era sotto stress, un momento nel quale vedi il bicchiere mezzo vuoto e non mezzo pieno».
Le forze dell’ordine vivono situazioni sempre al limite e il problema diventa quando hai un’arma a portata di mano. «Occorrono molte più visite, molti più controlli, occorre prevenire, aiutare, ascoltare». La dottoressa Santucci è stata anche psicologa di alcuni appartenenti alle forze dell’ordine, in particolare finanzieri, e pertanto conosce alcune dinamiche che “montano” nella testa dei militari. «Mi raccontavano che quando stavano male non lo potevano dire a nessuno, perché se mostravano di essere depressi venivano allontanati dal lavoro e messi a riposo, in malattia, non potevano magari progredire con la carriera – spiega – E questo rappresenta un vero problema. Se non posso dire che sto male, se non posso essere curato, se non posso prendere medicine, a chi mi devo rivolgere? E allora capita che molti appartenenti alle forze dell’ordine si suicidano, fanno pazzie». Storie drammatiche che assumono il carattere dell’attualità se si pensa a quanti casi purtroppo si registrano ogni anno. «Le forze dell’ordine sono persone particolarmente vulnerabili, hanno con loro armi che rappresentano strumenti per commettere stupidaggini. Sono persone a rischio perché fanno un lavoro a rischio, perché sono sottoposti a stress continuo, perché incontrano persone in momenti tragici». C’è dunque una possibilità per poter far si che queste tragedie possano diminuire? «Ascoltiamoli, aiutiamoli»